Il calcio, dopo uno stop durato 66 giorni dall’ultima gara disputata, causa Coronavirus vuole ripartire. Dopo l’Ok del governo per la ripresa degli allenamenti collettivi fissata per lunedì 18 maggio, da ieri conosciamo anche quella per la possibile ripartenza, il 13 giugno. Una data, comunque soggetta ancora all’andamento del contagio. 15 presidenti si sono dichiarati pronti a far ripartire il torneo per quella data, le altre 5 avrebbero preferito partire la settimana successiva. Ma il tempo stringe perché il campionato di serie A deve terminare entro il mese di luglio perché il mese d’agosto é dedicato alla Champions League e l’Europa League. Inoltre la UEFA ha imposto una data inderogabile per quanto riguarda i nomi delle formazioni che parteciperanno alle coppe per la stagione 2020/21. Gli interessi che l’impresa calcio riparta sono pressanti e, malgrado il secco no dei tifosi al calcio a porte chiuse, è molto probabile che si riparta. Ma una domanda è lecita, indipendentemente dagli interessi delle società, dalla FIGC, dalla Lega per quello che significa il calcio in Italia, numeri alla mano ( 4,8 miliardi di euro di fatturato annuo; 1,250 miliardi di euro di gettito fiscale, cioé il 70%. delle tasse pagate da tutte le discipline; 300 mila occupati nell’indotto, 1% del prodotto interno lordo. Ebbene ritenete giusto ripartire malgrado questa terribile pandemia e, con la grave crisi economica che stiamo attraversando? Ne abbiamo parlato a Show Time su NEW SIGNAL TV. Ospiti della puntata: i giornalisti, FRANCO RICCIARDI, DARIO VASSALLO, BEPPE NUTI e l’ex arbitro e già presidente della classe arbitrale ligure, ANDREA TORTI.
Beppe Nuti
